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Charles Baudelaire – Elevazione

Charles Baudelaire

Elevazione

Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,
delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,
oltre il sole e l’etere, al di là dei confini delle sfere stellate,
anima mia tu ti muovi con agilità,

e, come un bravo nuotatore che fende l’ onda,
tu solchi gaiamente, l’immensità profonda
con indicibile e maschia voluttà.

Via da questi miasmi putridi,
va’ a purificarti nell’aria superiore,
e bevi come un puro e divin liquore
il fuoco chiaro che riempie i limpidi spazi.

Alle spalle le noie e i molti dispiaceri
che gravano col loro peso sulla grigia esistenza
felice chi può con un colpo d’ala vigoroso
slanciarsi verso campi luminosi e sereni;

colui i cui pensieri, come allodole,
verso i cieli al mattino spiccano un volo
– che plana sulla vita. e comprende senza sforzo
il linguaggio dei fiori e delle cose mute.

Baudelaire – Il Morto lieto

Baudelaire

Il Morto lieto

In un terreno grasso e di lumache
pieno, voglio scavarmi una profonda
fossa, dove distendere a mio agio
le mie vecchie ossa e nell’oblio dormir
come fa il pescecane in mezzo all’onda.
Detesto i testamenti, odio i sepolcri;
preferirei, piuttosto che implorare dagli uomini
una lacrima, da vivo invitare a far scempio i corvi sopra
tutte le parti della mia carcassa
immonda. O vermi, miei neri compagni
senza orecchie e senza occhi, a voi venire
guardate un morto libero e gioioso;
filosofi gaudenti, figli della
putrefazione, mandate dunque senza
rimorso per la mia rovina e ditemi
se qualche altra tortura ancora esiste
per questo vecchio corpo ormai senza anima
è morto tra un gran numero di morti

Charles Baudelaire – Canto di Autunno

Baudelaire

Canto d’autunno
I
Presto ci immergeremo nelle fredde
tenebre: addio vivo chiarore, estati
troppo brevi! Digià cade la legna
con i funebri colpi e sul selciato
risuona dei cortili. Dentro al mio essere
già l’inverno fa ritorno:
odio, collera, brividi ed orrore,
forzato duro affanno, e, come il sole
nell’inferno polare, questo cuore
non sarà più che massa rossa e ghiaccia.
Fremendo ascolto ceppo dietro ceppo
cadere; ed un patibolo che sorge
non ha eco più sorda. La mia anima
è una torre che frana sotto i colpi
dell’ariete instancabile e pesante.
Da quel tonfo monotono cullato
, mi sembra che si inchiodi in qualche luogo
in gran fretta una bara. Per chi?
Ieri era l’estate; ed ecco già l’autunno
Suona, questo rumore misterioso,
come il cupo rimbombo di un distacco.

II
Amo dei tuoi socchiusi occhi la luce
verdastra, ed oggi tutto mi è amaro,
o dolce beltà, e nulla, né il tuo amore,
né l’alcova e il camino non mi valgono
il sole che dardeggia sopra il mare.
Amami, tuttavia, tenero cuore;
come una madre, anche se un ingrato
ed un perfido sono;
amante oppure sorella, sii l’effimera dolcezza
d’un autunno glorioso o d’un tramonto.
Breve còmpito: avida la tomba
attende! Con la fronte riposata
sopra le tue ginocchia e rimpiangendo
l’estate bianca e torrida, gustare
lasciami il giallo raggio dell’autunno!

Baudelaire – Il cattivo Frate

Baudelaire

Il cattivo Frate

I chiostri antichi sopra i vasti muri
mostravano dipinto il santo Vero
I cui effetti, scaldando le pie viscere,
temperavano il gelo della loro austerità.
In quei tempi in cui fioriva
di Cristo il seme, più di un frate illustre,
oggi poco citato ormai, la Morte
con gran semplicità glorificava
scegliendo il camposanto come studio d’artista.

La mia anima è una tomba
che dall’eternità percorro ed abito come un cattivo cenobita nulla
di questo odioso chiostro adorna i muri.
Monaco fannullone! saprò un giorno
far sí che lo spettacolo vivente
di mia triste miseria sia il lavoro
delle mie mani e m’innamori gli occhi?

Boudelaire – Duellum

Boudelaire

Duellum
Avventati si sono due guerrieri
l’uno sull’altro, e l’aria hanno chiazzato
le armi loro di sangue e di bagliori.
Quei colpi, quello strepito del ferro
sono schiamazzi di giovani preda
di un amore che vagisce.
Infrante
sono le spade, o cara, cosi come
la nostra gioventú! Ma i denti e le unghie aguzze
quanto prima vendicare sapranno sia la spada che la daga
traditrice. O furore di maturi cuori ulcerati dall’amore i I nostri
eroi son rotolati nel burrone
frequentato da tigri e lonze, stretti
brutalmente, e la loro pelle gli aridi roveti infiorerà.
Quella voragine è l’inferno, con tutti i nostri amici!
O amazzone inumana, rotoliamovi senza rimorsi,
al fine di eternare l’ardore di quest’odio che ci strugge.

Charles Baudelaire – Armonia della sera

Charles Baudelaire

Armonia della sera

Ecco giungere il tempo in cui, fremente sullo stelo,
come un incensiere fumiga ogni fiore;
nell’aria della sera profumi e suoni danzano;
valzer malinconico e languida vertigine!

Come un incensiere fumiga ogni fiore;
come un cuore afflitto il violino freme;
valzer malinconico e languida vertigine!
Il cielo è triste e bello come un’urna d’’oro.

Come un cuore afflitto il violino freme,
un cuore generoso che odia il nulla immenso e nero!
Il cielo è triste e bello come un’’urna d’’oro;
è annegato il sole nel suo sangue denso.

Un cuore generoso, che odia il nulla immenso e nero,
recupera ogni vestigia dal passato luminoso!
È annegato il sole nel suo sangue denso
il tuo ricordo in me brilla come un ostensorio!

Charles Baudelaire – Allegoria

Charles Baudelaire
Allegoria
Bella è la donna, e dalla ricca nuca:
lascia nel vino che fluisca folta
la chioma; sul granito della pelle
tutto si ottunde e scivola, gli artigli
dell’amore e i veleni della bisca.
La Morte ella deride, e beffa il Vizio,
quei mostri la cui mano, anche se raschia
e falcia sempre, ha rispettato intatta
la maestà rude di quel corpo fermo
diritto, nei suoi giochi distruttori.
L’incedere ha di Dea, la posa d’una
sultana; è maomettana nel piacere,
e nelle braccia spalancate, colme
dei suoi seni, con gli occhi attira tutta
la razza umana. Crede, sa, codesta
vergine non feconda e necessaria
al cammino del mondo, che sublime
dono del corpo è la bellezza, e che
strappa il perdono d’ogni infamia. Ignora
Inferno e Purgatorio, e quando l’ora
verrà d’entrare nella nera Notte,
nel viso affiserà la Morte, senza
odio, come un neonato, né rimorso.

Charles Boudelaire – Poesie

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Charles Boudelaire

« Questo libro, il cui titolo: Les Fleurs du mal,
dice tutto, è rivestito di una bellezza sinistra e fredda..
.È stato fatto con furore e pazienza »
(lettera di Charles Baudelaire alla madre

Charles Boudelaire
La Morte

La Morte degli amanti

Avremo letti pieni di profumi
lievissimi, divani come tombe
profondi, e su scaffali strani fiori
schiusi per noi sotto cieli piú belli.
Usando poi le estreme fiamme a gara,
i nostri cuori saranno due fiaccole
superbe, che le loro doppie luci
rifletteranno dentro i nostri spiriti,
questi specchi gemelli. In una sera
fatta di rosa e di un azzurro mistico,
ci scambieremo un unico baleno,
come un singhiozzo lungo, denso, pieno
di addii. Piú tardi un Angelo, le porte
dischiudendo, verrà, lieto e fedele,
per ravvivare gli appannati specchi
e risvegliar le nostre fiamme morte.
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La Morte dei poveri

La Morte, ahimè, consola e dà la vita:
è il fine all’esistenza ed è la sola
speranza che ci esalta e che ci inebria,
come elisir, donandoci il coraggio
di camminare fino a sera; è luce
che trema all’orizzonte nostro oscuro,
in mezzo alla tempesta, fra la neve
e la brina; è l’ottima locanda
indicata sul libro, ove sedersi,
mangiare, si potrà, dormire; è un Angelo
che regge nelle sue dita magnetiche
l’urna del sonno e il dono dell’estatico
sognare, e che rifà alla gente misera
e nuda il letto; degli Dei è la gloria,
è il mistico granaio, è d’ogni povero
la borsa e la sua patria antica, è il portico
aperto sopra i Cicli sconosciuti.
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La Morte degli artisti

Quante, ma quante volte dovrò scuotere
i miei sonagli, e la tua fronte bassa,
caricatura triste e malinconica,
dovrò baciare? Per colpire il segno,
di mistica natura, o mio turcasso,
quanti mai giavellotti dovrò perdere?
Nelle trame ingegnose la nostra anima
logoreremo e piú d’un’armatura
pesante noi consumeremo prima
di contemplare la Creatura immensa
della quale ci colma di singhiozzi
un infernale desiderio. Esiste
chi il suo idolo mai conobbe, e a questi
scultori condannati, dallo scorno
marchiati, i quali vanno martellandosi
la fronte e il petto, solo una speranza
rimane, strano e cupo Campidoglio:
che la Morte, sospesa in alto come
un nuovo sole si solleva, faccia
sbocciare i fiori del loro cervello !
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La Fine del giorno

Sotto una luce scialba
corre, danza, si torce
senza ragione la Vita
chiassosa ed impudente.
Così, appena la notte
sull’orizzonte si leva,
placando voluttuosa
tutto, perfino la fame,
lavando tutto, perfino
l’onta, il Poeta si dice:

"Ardentemente il riposo
spirito e vertebre ormai
invocano. Con il cuore
pieno di funebri sogni,
mi stenderò, nelle vostre
cortine tutto ravvolto,
o tenebre rinfrescanti!"

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Il Sogno di un curioso

A F. N.
Gustare, come me, tu sai il dolore
saporito, e di te fai che si dica:
"che uomo singolare!"
Ero sul punto
di morire. Si univano nell’anima
innamorata un desiderio misto
d’orrore, un singolare male; angoscia
e vivida speranza, senza umori
di ribellione. Piú andava vuotandosi
la clessidra fatale, piú la mia
tortura m’era aspra e deliziosa;
al mondo familiare tutto il cuore
si strappava. Ero come il bimbo avido
di ciò che vede sulla scena, e che odia
il sipario, un ostacolo. Alla fine
la fredda verità si rivelò:
ero già morto, non sapevo come,
e mi avvolgeva la tremenda aurora.
E come, è tutto qui? La giú la tela
era levata, ed attendevo ancora.
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Charles Baudelaire – Elevazione

Charles Baudelaire
Elevazione

Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,
delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,
oltre il sole e l’etere, al di là dei confini delle sfere stellate,
anima mia tu ti muovi con agilità,
*
e, come un bravo nuotatore che fende l’ onda,
tu solchi gaiamente, l’immensità profonda
con indicibile e maschia voluttà.
*
Via da questi miasmi putridi,
va’ a purificarti nell’aria superiore,
e bevi come un puro e divin liquore
il fuoco chiaro che riempie i limpidi spazi.
*
Alle spalle le noie e i molti dispiaceri
che gravano col loro peso sulla grigia esistenza
felice chi può con un colpo d’ala vigoroso
slanciarsi verso campi luminosi e sereni;
*
colui i cui pensieri, come allodole,
verso i cieli al mattino spiccano un volo
– che plana sulla vita. e comprende senza sforzo
il linguaggio dei fiori e delle cose mute.

Charles Boudelaire – Epigrafe per un libro condannato

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Charles Boudelaire

« Questo libro, il cui titolo: Les Fleurs du mal,
dice tutto, è rivestito di una bellezza sinistra e fredda..
.È stato fatto con furore e pazienza »
(lettera di Charles Baudelaire alla madre
Charles Boudelaire
Epigrafe

per un libro condannato

Lettore quieto e bucolico, sobrio
uomo ingenuo e dabbene, getta via
questo mio libro saturnino, orgiastico,
tutto venato di malinconia.

Se non hai fatto il corso di retorica
da Satana, decano scaltro, via
gettalo i Nulla vi comprenderesti
o penseresti che sono un isterico.

Ma se, senza lasciarsi affascinare,
l’occhio tuo sa scrutare negli abissi,
leggimi allora, per sapermi amare;

anima curiosa che t’affanni
e vai cercando il tuo paradiso,
compiangimi, se no ti maledico

Tratto da “I FIORI DE MALE”
Universale Economica Feltrinelli
Febbraio 1977