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Kinkpe Laurent – Mandela , manna di …

Kinkpe Laurent

Mandela , manna di …

Mandela! manna per la nera plebe"
Mandela! manna per la razza umana!
Mandela! manna per la legge umana
Da quando i giardinieri selvaggi
Ti avevano colto sui campi in fiore
Della giustizia delle razze oppresse,
Eccoti frutto maturo, colto sull’albero giustiziere
dei diritti umani.

Mandela! manna per la legge
Eccoti frutto maturo odoroso dell’oro di Azanie.
Eccoti lievito fermentato gettato nella padella
Della segregazione! e da più di due decenni
vi stai cuocendo con serenità, orgoglio, saggezza.
Mandela, niente di te va perduto.
Anzi guadagni in potere e popolarità.
E da anni i popoli della terra
tremanti di collera reclamano la tua liberazione….
Scosso dalle nostre grida l’avvoltoio razzista
Ha voluto mangiarti, mangiando prima
Un urlatore di mestiere: il giovane Moloise.
Ma contro il nostro inveire ha ritratto le sue unghie;
Perché tu sei nostro. E da semplice capo,
Eccoti divenuto manna per tutti i popoli oppressi della terra,
Inconsapevolmente preparata dai cuochi di colore.
Una volta cotto nel loro forno razzista divieni,
ancor più che per il passato, la nostra manna salvatrice,
Ora e per sempre nel corso della storia dell’uomo.
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Keorapetse Kgositsile – Una nuova era

Keorapetse Kgositsile
Una nuova era

Le domande che ci siamo sempre poste
Ci assalgono come amanti impazienti
di notte quando non possiamo intorpidirle
Neanche con spiriti usciti da una bottiglia o dalla terra

Quando nelle nostre teste si innalzano spesse nebbie
di disperazione

Quando la lotta diviene la bevanda inebriante che ne consegue
O quando il calore tra le gambe di una donna consenziente
succhia nelle sue profondità la nostra avida fretta
Ricordati, compagno comandante dal facile sorriso
Che questo è dolore e declino dello scopo prefisso

Ricordati durante il rituale di bastoni, botte e spari
Che i segugi del Mostro Vorster hanno scritto
Soweto sul ventre del mio suolo
Con il sangue indelebile non sono più di una morte prematura.

Il passato è altrettanto tempestoso
Chiedi a qualunque viaggiatore che ricordi
La nostra missione oggi è di domarlo
Con la libertà martellata sino all’acciaio nei nostri occhi

Ricordati Poeta
Quando alcuni tuoi colleghi si riuniscono
Non parlano delle glorie del passato
Ci arrotolano la loro lingua
In banalità o deliranti parole idealiste
Sul cambiamento per caso o sulla bellezza
O sulla perversione che tu chiami amore
Che altro non è
Se non un casuale accoppiamento di parassiti
I giovani il cui sguardo non riflette né giovinezza né paura.
Gli operai il cui canto di pace
Ora scava le tombe per i mostri fascisti dalle croci dorate
Con precisione ed un intento da artisti
Sanno ora che il passato è tempestoso
Dobbiamo domarlo ora
Chiedi agli sguardi pieni di libertà

Dì a coloro che hanno orecchi per intendere, dì loro
Dì loro che il mio popolo è un giardino
Sorto dalle radici rancide del rapimento e delle rovine
Dì loro che alla stagione senza piogge
Le foglie seccheranno e cadranno fecondando il suolo
I cui fiori nuovi neri, verdi e gialli
Sono il canto di fede di un operaio
Alla terra che ti ha fatto nascere.

Kinkpe Laurent – Rumore di Azanie

« Unitevi! Mobilitatevi! Lottate!
Tra l’incudine delle azioni di massa ed
il martello della lotta armata dobbiamo
annientare l’apartheid! »
Nelson Mandela
 

Rumore da Azanie
Kinkpe Laurent
Poeta del Benin

Onore ai quarantamila bambini arrestati
nel Sudafrica, tra i quali un bebè di un mese
Traiphonia Radebe*,

Dal mio letto sento il triste rumore.
Si direbbe la passione di Maria:
“Che ne farai tu, Botha, di questi bambini,
ella cantava nel profondo del mio udire,

Perché imprigionare l’ingenuità?

Mille volte triste era questa monodia
Intonata dal paese morto dall ‘iniquità
E morire è solo una debole parodia

Di ciò che avviene nel Sudafrica.
“Perché arresti il piccolissimo Radebe,
che ha la stessa età di una luna?

Bibbia, Morale, Talud, Giustizia? per te tutto
Viene immolato sull’ebbro altare dell’ Alto Crimine!…
Ma un giorno, Nelson arriverà con la sua faretra!”

* Radebe: uno dei bambini vittime del massacro di Soweto,
Note
A Soweto, una misera baraccopoli a 24 chilometri da Johannesburg, il 16 giugno del 1976, la polizia aprì il fuoco sulla gente che manifestava contro l’introduzione obbligatoria della lingua Afrikaans nelle scuole dei Bantu. I manifestanti erano in gran parte ragazzi delle scuole : ne furono uccisi 172 e feriti 439. Uno di questi ragazzi, testimone del massacro, descrisse così la scena : ” Aprirono il fuoco senza alcun avvertimento. Aprirono semplicemente il fuoco : proprio così, così. E bambini, piccoli bimbi indifesi, caddero al suolo, come mosche schiacciate. È un assassinio, un assassinio a sangue freddo. “