Divina Commedia
3° Canto
Scusi
“Per me si va nella città indolente,
per me si va, tra museo e albergatore,
per me si va indoe di novo ‘un c’è niente,
dal Ponte Vecchio all’ “Antico Fattore”.
Per cui mezza città cose passate
la vende, e l’altra mezza fa “il gestore”.
L’è un dì che qui non son cose create,
se non dai cani intenti a far pupù.
Mangiate ogne pietanza voi ch’entrate.” (1)
Queste parole con vernice blu,
le vid’io scritte in cima a Port’ al Prato, (2)
per ch’io: “Come accidenti a ire lassù,
gli ha fatto il writer , o graffitar malnato?” (3)
“Vandalo invero, ma non bugiardo, ammetto”,
ammise Eugenio Giani, equilibrato.
Lo duca mio! Pur me l’aveva detto
che qui avrem vist’ indigeni e turisti
ch’hanno perduto il ben dell’intelletto.
“Siam sui Viali. (4) E gli auto-mobilisti
sono auto… immobili, e inceppan mille guai:
sono spagnoli, cinesi, sangue-misti…
a all’or di cena arriveran giammai”.
Un malizioso sorriso fe’ lo duca.
“D’altronde e’ son turisti, tu lo sai:
da tutto mondo, gli è qui che fanno buca.”
Diverse lingue, orribili favelle
(“pirla! fuckoff! putain! zopènca! suca!”),
nemmeno avean più voglia di crespelle
e ribollita, ma avean trovato ‘ l modo,
fra tante genti a cena, d’esser quelle
che visser sanza fame e sanza brodo.
E intorno a lor di “vespe” e “scarabei”(5)
rombante nugol di moto batte chiodo…
“Poeracci!”, i’ fe’. “Assaliti – in nulla rei (6) – ,
da moto-insetti, quai viti da fillossera,
…mi fanno pena!” Ma il duca adocchiò lei:
“Non ragioniam di lor, guarda che pàssera!”
Colpito dal vocabolo sì ardito,
in uno come Eugenio (in foto-tessera
perfin, sempre perben, bon-ton, polito),
guardai ciò che guardava, e vidi degna
di laude la beltà segnata a dito:
ella teneva sovra di sé un’insegna
che girando correva tanto ratta,
che d’ogne posa mi parea indegna,
e dietro le venìa sì lunga tratta
di bischeri, ch’i non averei creduto
che su Fiorenza America ne sbatta.
Che comitiva!… E presso era seduto,
chi a Case Passerin volle discarica,
e fece per cittade il Gran Rifiuto. (7)
“Quand’era alla Provenza ancora in carica”,
ricordò Giani, “Andrea neppur fe’ finta
di sostener la Rari, e fe’ lo scarica…
(“…barile”, intendo). Ma, a battaglia vinta,
or solo Sesto si dolrà di lui,
sempre in un’aura pien di tanfo e tinta”.
Allora intesi bene e certo fui
che questa era la sètta rottamata,
a Matt (8) spiacente, e alli nimici sui.
Barducci, e pur la Bindi… una manciata
erano in fondo (infatti, ecco Manciulli).(9)
Quell’altra ghenga invece… riciclata:
da Rossi a Incatasciato (10)…mica grulli!
E poi ch’a riguardare oltre mi diedi,
vidi genti assiepate, pupe e bulli,
vecchi e vecchiette, tutti quanti in piedi ,
in attesa al semàfor, pronti e pronte,
come se viale Gramsci o viale Redi (11)
fusser la triste riviera d’Acheronte.
Traversa il vial chi è più veloce e gaio,
restano al palo i tardi e le più tonte. (12)
Ed ecco ire ver’ noi col fiaccheraio
un bamboccion, dal volto senza un pelo,
gridando: “ Guai a voi! Son io, son Dario. (13)
E il guaio è questo: io! – pieno di zelo.
Traghetto la città dal Renzi al “Boh?”,
son primo cittadino sotto il cielo,
suono il violino, e volli quei “dehors”,
che fanno schifo ai porci – meno ai gonzi.
Ora fo la comparsa. Guarda un po’.
Perché il regista, amico anche di Fonzie (14)
(che è pure amico mio… o mi confondo?…)
gira pur lui l’ ”Inferno”, sotto ai Lanzi,
ci dà una mancia, e – ciò mi fa giocondo –
a me fa far la guida (non la Gloria…): (15)
un ruolo un po’ minor, ma a tutto tondo.
Simbolico. D’altronde, nella storia,
il ruol protagonista era uno, secco,
dato ad un certo…? Hanks! (16) Però accessoria
è questa cosa qua. Perch’io, ci azzecco.
Invece, inver, non so io valutare
che cosa c’entri tu, col naso a becco…
Sì, tu! L’ Inferno, non Vacanze al mare
si gira, sappi, qui… Christian De Sica!” (17)
E ‘l duca a lui: “Darion, non ti crucciare.
Vuolsi così colà. Lo vuol l’ Amica
di Dick Nencini, (18) e più non dir dementi
boiate. (Intendo Oriana, è chiaro: mica
del gossip fo, con donne ancor viventi!)”
Intanto sul viale, a babbo morto,(19)
bestemmiavano Dio e i lor parenti,
e quel semàfor, dal verde troppo corto.
Darion Nardella, con occhi di bambagia,
che scambiar me e De Sica (o cotal torto!)
sul fiacre tolse la torma più malvagia
con bei discorsi, dall’andamento lento:
seriosi, ovvi, scoprendo l’acqua ragia.
Ora il semàfor verde era già spento,
et balenò una luce vermiglia…
Dario parlava, con foga e sentimento,
e io caddi come l’uom cui sonno piglia.
1) L’invito vergato con lo spray dall’anonimo writer sulla porta di Firenze-Inferno, città museo-città ristorante, è stato raccolto dai visitatori ormai da tempo immemorabile: nei mille ristoranti, trattorie, osterie, vinaini, pub, pizzerie che paiono moltiplicarsi nottetempo all’infinito, viene ammannita, e mangiata, davvero “”ogni pietanza””: dalla pizza con le fragole alle “”lasagne alla fiorentina””, dal gelato al gusto di caciotta di Pienza al pane toscano curasau, dal lardo magro (sic!) di Colonnata al ragù di struzzo del Valdarno. Finché dura…
2) La porta dell’Inferno è Porta al Prato, una delle porte medievali sopravvissute all’abbattimento ottocentesco ad opera del Poggi. Situata ad occidente, il suo nome non deriva tuttavia, come credono in molti e come vorrebbero i pratesi, al suo aprirsi in direzione della città laniera, ma al fatto che alle sue “”spalle”” si estenda tutt’ora, sia pure asfaltato e lastricato, lo slargo detto “”del prato””.
3) Graffitari, muralisti e writers hanno da tempo debordato, a Firenze, dalle periferie urbane verso il centro cittadino, istoriando la città di scarabocchi per lo più privi di qualsiasi valore estetico e di qualsiasi portato politico. Ma dirlo pare sia passatista, perbenista e reazionario. Chi se ne frega.
4) I Viali di circonvallazione si estendono sul perimetro delle mura medievali abbattute dal Poggi, di cui sopra. Sono, a tutt’oggi, l’unica arteria di scorrimento della città. Cioè, lo sarebbero, se si scorresse.
5) Certo per il rumore simile al ronzìo, molti ciclomotori portano il nome di un insetto, come la “”Vespa”” della Piaggio o lo “”Scarabeo”” dell’Aprilia. Qui hanno la pungente funzione del contrappasso assegnato da Dante agli ignavi che neppure riescono ad entrare nel cerchio all’interno dei Viali, l’Inferno cittadino vero e proprio.
6) Si intenda: mi fanno pena, perché assaliti da moto simili ad insetti, pur essendo, di fatto, privi di colpe vere e proprie, colpevoli in nulla (“”in nulla rei””).
7) Si allude qui al personaggio di Andrea Barducci (esponente del pd toscano di origini comuniste-diessine), intrecciando due distinti episodi della sua vita politico-amministrativa. Il primo ricorda la decisione assunta, quando era sindaco di Sesto Fiorentino, di accordare la costruzione di una discarica ad uso dell’area metropolitana (“”fare per cittade il Gran Rifiuto””), in località Case Passerini. Decisione di cui nella zona ancora ci si lamenta per “”l’aura pien di tanfo e tinta””. L’altro episodio è più recente, e ricorda come Barducci, da Presidente della Provincia, si fosse uniformato, senza opporvisi, alla decisione, poi peraltro rientrata, di smantellare le strutture della Rari Nantes sulla proda sud dell’Arno. Questo episodio ne motiva la collocazione nell’anti-Inferno.
8) Nomignolo in chiave “”american boy”” che designa familiarmente il premier-segretario Matteo Renzi.
9) La “”manciata”” di rottamati, “”spiacenti a Renzi et ai nemici sui”” include, con Barducci, l’ex presidente del partito, la senese (di Sinalunga) Rosy Bindi, e l’ex segretario regionale Andrea Manciulli.
10) La “”ghenga”” (scherzosa deformazione italiana del termine inglese “”gang””, “”banda”” – non necessariamente criminale) dei diversamente renziani convertiti, o riciclati, comprende non solo il segretario metropolitano Fabio Incatasciato, ma lo stesso, riconfermato, presidente delle Regione Enrico Rossi.
11) Viale Gramsci è, propriamente, il nome di un segmento dei viali di Circonvallazione. Viale Redi è invece l’arteria che unisce l’anello di circonvallazione con le estreme periferie nord-occidentali di Novoli.
12) Effetto perverso dell’infernale brevità del segnale verde (più avanti: “”il verde troppo corto””) per l’attraversamento pedonale dei Viali.
13) Dario Nardella, già vicesindaco e assessore alla Cultura con Renzi sindaco, poi suo successore (traghettatore “”dal Renzi al Boh?””). Provetto violinista di Conservatorio, ha legato il suo nome, ancora durante l’amministrazione Renzi, al varo degli orribili dehors di bar e ristoranti. Poi ha tentato il non facile riscatto, ma è tutta salita.
14) Il regista “”amico di Fonzie”” è Ron Howard, l’antico Rick della serie tv anni ‘70 “”Happy Days””, dove il personaggio più amato era lo spaccone italo-americano dal cuore d’oro e il ciuffo impomatato Arthur Fonzarelli, detto Fonzie (Hey!). Howard, la scorsa primavera, ha girato a Firenze (“”sotto i Lanzi””: la loggia di piazza della Signoria) svariate scene del film “”Inferno””, tratto dall’omonimo papocchione best-seller di Dan Brown. In cambio ha elargito al Comune una nemmeno troppo cospicua “”mancia”” ed ha ingaggiato lo stesso sindaco Nardella in un piccolo, ma “”simbolico”” ruolo, di guida turistica. Qui, Nardella, si dice anch’egli “”amico di Fonzie””, ma teme di “”confondersi”” con lo stesso Renzi, soprannominato “”Renzie”” dopo la pubblicazione su un rotocalco popolare di una sorta di imbarazzante imitazione, con tanto di giubbotto di pelle nera, del sullodato personaggio della serie tv.
15) Gioco di parole, a suo modo emblematico, col nome dell’attrice Gloria Guida. Nardella, invece, sarà una guida…senza gloria.
16) Tom Hanks. Pluri-oscarato attore americano (“”Forrest Gump””, “”Apollo 13””, “”Philadelphia””, e cento altri). Tornato in America dal set fiorentino, ha giustamente sputtanato la città che lo aveva ospitato, per tre citti, esibendo al David Letterman Show, come tipico souvenir gigliato, un’asticella per i “”selfie””, di quelle spacciate nelle piazze cittadine da nugoli di abusivi extracomunitari. Thanks, Hanks.
17) Clamorosa gaffe di Nardella, che scambia “”quello col naso a becco””, Dante, per il non meno nasuto (ma, come dicono a Livorno: “”ci corre ‘na cea””) Christian De Sica, interprete di tanti ahinoi fortunati film vacanzieri, cinepanettoni e cineimmondizia varia.
18) Fra i pochi amici della sinistra politica (moderata, eh…) rimastile fedeli dopo la virulenta esplosione anti-islamica de “”La rabbia e l’orgoglio””, Oriana Fallaci (che nel Canto II abbiamo visto essere la mandante, via seduta spiritica, del nuovo Virgilio Eugenio Giani) ebbe il socialista mugellano Riccardo Nencini, già Presidente del Consiglio Regionale, oggi sottosegretario nel governo Renzi.
19) “”A babbo morto””: proverbiale espressione nata dalla promessa di certi eredi spendaccioni di saldare i debiti dopo aver intascato l’eredità paterna, “”a babbo morto””, appunto. Divenuta sinonimo di dispendio e dissipazione, può essere usata, come in questo caso, nel senso di “”senza freni, senza misura””.