La vecchia menzogna

la vecchia Menzogna:
Dulce et decorum est
Pro patria mori.

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Wilfred Owen

A Terre
(in cui consiste la filosofia di molti soldati)
Siedi sul letto. Sono cieco e per tre quarti schegge.
Attento; la mano non posso né potrò più darla.
Mi si sono ammutinate le braccia – che bestie.
Le mie dita sgambettano, come dieci marmocchi inconcludenti.
Ho provato a crepare da valoroso – inutile!
Si muore di guerra come di qualsiasi altro malanno.
Con questa benda è come avessi due monete sugli occhi.
Le mie medaglie? Dischetti per chiudere gli occhi.
I miei gloriosi nastrini? Strappati dal mio stesso dorso
in brandelli scarlatti. (Quella è per il tuo libro di poesie).
Una vita breve e allegra, bello mio!
Ripetevamo che ci ripugnava morir vecchi,
ma adesso… come vorrei essere grasso, calvo
e patriottico. I vecchi barbogi per lo meno afferrano
le battute lanciate loro dai ragazzi. Suppongo che
avrei poco da insegnare a un figlio, salvo colpire,
sparare, andare a caccia e in guerra e tutti i modi di fare
male.
Beh, non ho imparato altro – salvo l’arte di far soldi.
I cinquant’anni che hai davanti non ti sembrano troppi?
E a me, quanti ne restano? Dio! Un anno,
per potermi saziare solo d’aria!
Una primavera! O forse vale troppo, è troppo lunga per
accordarmela?
Il vento di primavera troverebbe la via dei miei
polmoni,
facendomi spuntare gambe leste, come getti di lillà.
Il mio attendente s’è azzoppato, ma senti come strilla!
Quando mi trascineranno via, lui quel lavoro potrà
ancora farlo.
Lo sai che dentro questo sarcofago pensavo
quanto bene gli avrei spazzato i pavimenti, per tutta la
vita,
arrabattandomi senza chiedere mai libere uscite,
gratificato dalla sporcizia. Come rifiutare
d’imbrattarsi le mani, quando la tua è quasi polvere,
meno viva dei granelli che volteggiano nei raggi di sole,
meno calda di quelli che impolverano un braccio
abbronzato?
Poter essere uno spazzacamino, nero come Londra,
perché no, uno spazzino. Devo essere il suo sacco di
rifiuti?
O Vita, Vita, fammi respirare – un topo di trincea!
i topi non stanno molto peggio di noi – .
annusando di notte al fondo di un solco ben riparato
si scavano un rifugio a prova di bomba; prima di
marcire.
Gli uomini morti hanno tutto da invidiare ai vermi vivi
nel formaggio,
perfino ai bravi germi. I microbi hanno le loro
soddisfazioni, si suddividono, senza mai morire.
Però, a questo mondo, sono i fiori a passarsela meglio.
«Sarò tutt’uno con la natura, l’erba e il sasso»,
mi direbbe Shelley. Shelley resterebbe di stucco:
adesso il soldato più fesso s’aggrappa a quella fantasia.
Il suo motto, lo sai, è: «Fai spuntar margherite ».
Così al grano il mio grasso, ai germogli la linfa,
pur non negando l’utilità del sapone.
Credi che i tedeschi bolliranno mai uomini?
Un giorno, certo, se…
Amico, puoi crederci
vivrò meglio con le piante che più tranquillamente
si spartiscono prati e rovesci.
Dolci piogge mi toccheranno, con lo stesso tocco di un
tempo,
e solamente del sole sarò cosciente.
Mi tuonino pure intorno i vostri cannoni. Non li udrò;
o forse trasalirò, ma senza accorgermene.
Non ridere dei miseri conforti che si dà la mia anima.
I soldati possono crescere un’anima, tramutandosi in
fronde,
ma qui la si preferirebbe a casa con gli amici.
La mia anima è un piccolo affanno che s’afferra al tuo
petto,
e ti risale in gola sui singhiozzi; facilmente fugata
dall’onda di altri sospiri, prosciugata da venti più
freschi.
Porta il mio spirito affranto, finché non è svezzato
a fare a meno del sangue di queste ferite.