Kurt Tucholsky – Il Controllo

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Il controllo

Di Kurt Tucholsky

Siamo su un tram di Berlino … Ma su un altro tram sarà poi la stessa cosa … Gente seduta, gente che fantastica, che guarda, che conversa, qualcuno che legge … Ed ecco che un uomo in uniforme sale sulla vettura e dice: « Biglietti, prego! » è un impiegato statale, addetto principalmente al controllo dei tranvieri.

Tutti si frugano coscienziosamente nelle tasche. Tutti porgono all’impiegato quel pezzettino di carta. Uno solo ha perduto il biglietto.

E’ proprio un popolo di servitori, il popolo tedesco: adesso tutti guardano quel signore come se avesse commesso chissà quale delitto. E questo perché si immaginano che l’impiegato li stia controllando. Mentre l’impiegato in realtà è cortese e non fa proprio nulla che possa giustificare un’idea così assurda. Loro però continuano a pensarlo e stanno lì pieni di riverenza, uniti e compatti nell’aborrire il signore che ha perduto il biglietto. E per un momento tutta la vettura è contro di lui, anche se magari c’è chi lo guarda con un po’ di interessamento, mentre si dà da fare, e chi si mette rabbrividendo nella sua spaventosa situazione …

Chinano la testa. Diventano rossi. Ancora più rosso quello che ha perduto il biglietto. Si scusa. Non dice: « L’ho smarrito, sono pronto a rifarlo … » Si sente colto in flagrante. Nessuno crederebbe mai di avere di fronte un adulto, uno che magari ha moglie, figli da educare, dipendenti da strapazzare … In questa situazione si fa piccolo piccolo. Perché il tedesco si trova ora davanti a quel che vi è di più sacro sulla terra: l’uniforme. E allora non si scherza.

Una piccolezza, una bagatella certo. Ma anche una semplice osservazione come questa serve a mostrarci che qui il singolo individuo non ha neppure il coraggio di dire: « Ehi, eccomi qua! » No, diventa rosso, china la testa e cerca il biglietto.

E questo è un lato molto triste della vita tedesca.

1913

 

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