Archivi categoria: Libano

Yussef Al-Khal (Libano) L’ultima cena


Yussef Al-Khal
(Libano)
L’ultima cena
Abbiamo il vino e il pane, non abbiamo il maestro,
sono un fiume d’argento le nostre ferite.
Sulle finestre un vento.
Nei muri della causalità ci sono profonde fessure,
davanti alla porta un visitatore notturno.
Mangiamo e beviamo.
Le nostre ferite sono un fiume d’argento.
La causalità sta per crollare. Il vento le finestre ha divelto.
Il visitatore sfonda la porta.
Diciamo: ora mangiamo e beviamo!
Il nostro dio è morto, che ci sia un altro dio per noi!
Siamo stanchi della parola,
le nostre anime aspirano alla vacuità della vena.
Diciamo: abbasso la causalità e che perisca! Il vento avrà pietà di noi.
Il visitatore è seduto con noi, affamato per il pane,
assetato per l’invecchiato vino.
Diciamo: forse il visitatore è il nostro nuovo dio
e questi venti sono fiori piacevoli che si aprono nell’ignoto.
Riprendiamo a mangiare e a bere, e non abbiamo con noi il maestro.
Le nostre ferite sono un fiume d’argento.
Al canto del gallo, sono pochi a testimoniare per il regno della terra.

Khailil Gibram – Amore

Khailil Gibram
Amore
Dicono che lo sciacallo e la talpa
bevano allo stesso ruscello
dove viene a bere il leone.
*
E dicono che l’aquila e l’avvoltoio
infilino il becco nella stessa carcassa,
e stanno in pace l’uno con l’altro,
davanti alla cosa morta.
*
O amore, che con la tua regale mano
hai imbrigliato i miei desideri,
e hai elevato la mia fame e la mia sete
a dignità di orgoglio,
non permettere che il forte e il durevole in me
mangino il pane e bevano il vino
che tentano il mio io più debole.
*
Lasciami piuttosto morire di fame,
e consenti che il mio cuore bruci dalla sete
e lasciami morire e avvizzirmi,
prima che io stenda la mano
verso una coppa che tu non abbia riempito
o una ciotola che tu non abbia benedetto.

Kahlil Gibram – Un sorriso

Kahlil Gibram
Un sorriso
Non costa nulla e produce molto, arricchisce chi lo riceve

senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno.
E’ il segno sensibile di un’amicizia profonda.
Nessuno è così ricco da poterne fare a meno
e nessuno è così povero da non meritarlo.
Un sorriso dà riposo alla stanchezza e allo scoraggiamento;
rinnova il coraggio, nella tristezza è consolazione.
Un sorriso è un bene che ha valore nell’istante in cui si dona.
Se incontrerai chi il sorriso a te non dona, sii generoso e dà il tuo,
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo

Khalil Gibran – Il canto dell’anima

Khalil Gibran

Il canto dell’anima
*
Nel fondo dell’anima mi risuona
un canto senza voce: un canto che vive
alla radice del mio cuore.
*
Esso non vuole fondersi con l’inchiostro
sulla pergamena; ammanta
di trasparenza il mio sentimento e scorre,
ma non sulle mie labbra.
*
Come posso esalarlo in sospiri? Temo
che nell’aere terrestre si disperda;
A chi posso cantarlo? Esso dimora
nella casa della mia anima: ha paura
che orecchie indelicate
lo ascoltino.
*
Se mi osservo con l’occhio interiore
vedo l’ombra della sua ombra;
nel toccarmi la punta delle dita
avverto le sue vibrazioni.
*
I gesti delle mie mani lo rispecchiano
come un lago e’ costretto a riflettere
il luccichio delle stelle; le mie lacrime
lo rivelano, come il brillio della rugiada
rivela il segreto di una rosa che appassisce.
*
E’ un canto scritto dalla contemplazione,
e’ proclamato dal silenzio,
e’ un canto che rifugge il clamore,
e si amalgama alla realtà,
e’ un canto che ritorna nei sogni
ed e’ composto dall’amore
e’ un canto che al risveglio si nasconde
e risuona soltanto nell’anima.
*
E’ il canto dell’amore;
quale Caino o Esaù potrebbero intonarlo?
E’ piu’ fragrante del gelsomino;
quale voce potrebbe asservirlo?
E’ rinchiuso nel cuore, come il segreto di una vergine;
quali corde lo faranno vibrare?
*
Chi osera’ accostare il ruggito del mare
al canto dell’usignolo?
Chi osera’ paragonare l’urlo della tempesta
al sospiro di un neonato?
Chi osera’ pronunciare le parole
concepite per essere dette con il cuore?
*
Quale uomo oserà dare voce
al canto di Dio?

Nâzim Hikmet – In questa notte d’autunno

Nâzim Hikmet
In questa notte d’autunno
In questa notte d’autunnosono
pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carnedal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica
.Erano tristi, amareerano allegre,
piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.

Etel Adnan – Piovve Sangue

Etel Adnan
Piovve Sangue

Piovve sangue. Città sante sprofondarono.
Nessuno guardò i fuochi.
La nostra immaginazione sopravvisse all’assalto;
perché si inflisse tale terrore non possiamo capire.

Lì è il terrore, incessante, il vento soffiante, il sole
orbitante. Dove sarebbe se non tra noi?

Dov’è il mio amore per te, si cela vegliandoti nel sonno,
pettinandoti il corpo di domande,
preparandosi per uno sposalizio?
Invia per caso avvisi di un disastro?
Persiste la specie umana nel suo divenire?

Etel Adnan – Piovve sangue

Etel Adnan

Piovve sangue. Città sante sprofondarono.

Nessuno guardò i fuochi.

La nostra immaginazione sopravvisse all’assalto;

perché si inflisse tale terrore non possiamo capire.

Lì è il terrore, incessante, il vento soffiante, il sole

orbitante. Dove sarebbe se non tra noi?

Dov’è il mio amore per te, si cela vegliandoti nel sonno,

pettinandoti il corpo di domande,

preparandosi per uno sposalizio?

Invia per caso avvisi di un disastro?

Persiste la specie umana nel suo divenire?

Kahlil Gibran – Sofferenza

Kahlil Gibran

Sofferenza
Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi mantenere il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.

Kahlil Gibran – L’amore

Kahlil Gibran

L’amore

Quando l’amore ti chiama, seguilo.

Anche attraverso le sue tante vie faticose e ripide.
E quando le tue ali ti avvolgono, abbandonati.

Non importa se la spada nascosta tra le sue piume può ferirti.

Credi in lui, sebbene la sua voce possa frantumare i sogni e strappare fiori
nel giardino della tua anima.

Quando l’amore ti chiama, seguilo.

Lui sa accarezzare i momenti più teneri, anche quando tremano al Sole.

Seguilo.

Ti accoglierà come il prato che fa crescere l’erba, come il cielo che fa bionde
le spighe, come la macina che fa candido il grano.

Quando l’amore ti chiama, seguilo.

Conoscerai tutti i segreti del tuo cuore, così come sarai padrone di ogni
frammento della vita.

Non aver mai paura dell’amore.

Entra nel suo mondo.

Vivi le stagioni del sorriso, come pure quelle del pianto.

Scoprirai che non sono amare le sue lacrime.

Quando l’amore ti chiama, seguilo.
E lasciati guidare.

Kahlil Gibran – Il pettirosso

Kahlil Gibran

Il pettirosso

O pettirosso, canta,

che è nel canto il segreto dell’eternità!

Avrei voluto essere come sei tu,

libero da prigioni e catene..

 

Avrei voluto essere come sei tu…

anima che si libra sulle valli

libando la luce come vino da ineffabili coppe.

 

Avrei voluto essere come sei tu,

innocente, pago e felice,

ignaro del futuro e immemore del passato.

 

Avrei voluto essere come sei tu,

per la tua bellezza, la tua leggiadria

e la tua eleganza,

con le ali asperse della rugiada

che regala il vento.

 

Avrei voluto essere come sei tu,

un pensiero che fluttua sopra la terra

ed effondere i miei canti

tra la foresta e il cielo…

*

O pettirosso, canta,

dissipa l’ansia ch’io sento!

Io odo la voce che è dentro la tua voce

e sussurra al mio orecchio segreto.