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Léopold Senghor – Donna bianca

Léopold Senghor
Donna bianca

Donna nuda, donna nera vestita del tuo colore che è vita,
della tua forma che è bellezza.
Sono cresciuto alla tua ombra;
la dolcezza delle tue mani mi bendava gli occhi.
Ed ecco che nel cuore dell’estate e del meriggio
Ti scopro terra promessa, dall’alto di un alto colle calcinato
E la tua bellezza mi folgora in pieno cuore come il lampo di un’aquila.
Donna nuda, donna oscura
frutto maturo dalla carne piena, estasi cupa di vino nero,
bocca che rende la mia bocca lirica,
Savana di puri orizzonti, savana che fremi alle carezze ardenti del vento dell’Est
tamtam scolpito, tamtam teso che tuona sotto le dita del vincitore
La tua voce profonda di contralto è il canto spirituale dell’amata.
Donna nera, donna oscura
olio che alcun respiro riesce a increspare,
olio calmo sui fianchi dell’atleta,


Leopold Sesar Senghor – Caro fratello bianco,

Leopold Sesar Senghor
Caro fratello bianco,
quando sono nato, ero nero,
quando sono cresciuto, ero nero,
quando sono al sole, sono nero
quando sono malato, sono nero,
quando morirò, sarò nero.

*
Mentre tu, uomo bianco,
quando se nato, eri rosa,
quando sei cresciuto, eri bianco,
quando vai al sole, sei rosso,
quando hai freddo, sei blu,
quando hai paura, sei verde,
quando sei malato, sei giallo,
Quando morrai, sarai grigio.

*
Allora, di noi due,
chi è l’uomo di colore?


Léopold Sédar Senghor – A Pablo Picasso

Léopold Sédar Senghor
A Pablo Picasso

Lei dorme, riposa sul candore della sabbia.
Kumba Tam dorme.
Una palma verde vela la febbre dei capelli, color rame la fronte curva
Le palpebre chiuse, coppa duplice e sorgenti sigillate,
questa falce sottile di luna,
questo labbro più nero e appena tumido 
dov’è il sorriso della donna complice?
Le patene delle gote, il disegno del mento cantano l’accordo muto.
Viso di maschera chiuso all’effimero, senz’occhi senza materia
testa di bronzo perfetta con la patina del tempo
che non imbrattano beretti né rossetto né rughe,
né tracce di lacrime o di baci
o viso tale come Dio t’ha creato prima della memoria stessa delle età
viso dell’alba del mondo,
non ti aprire come una gola tenera per commuovere la mia carne.
Io ti adoro, o bellezza, col mio occhio monocorde.


Léopold Senghor – Preghiera per la pace

Léopold Senghor

Preghiera per la pace

Signore iddio, perdona l’europa bianca!
Signore, perdona coloro che hanno mutato gli askia
In partigiani, i miei principi in marescialli,
La gente della mia casa in servi e i miei contadini in salariati;
Perché è bene che tu perdoni coloro che hanno dato la caccia
Ai miei ragazzi come a elefanti selvatici
Perché è bene che tu dimentichi chi ha portato via dieci miuoni
Dei miei figli nei lazzaretti delle loro navi
Chi ne ha ucciso duecento milioni.
Ed essi mi hanno dato una vecchiaia solitaria tra la foresta delle mie
Notti e la savana dei miei giorni.

Léopold Sédar Senghor – Maschera negra

Léopold Sédar Senghor

Maschera negra
A Pablo Picasso

Lei dorme, riposa sul candore della sabbia.
Koumba Tam dorme. Una palma verde vela la febbre dei capelli, color
di rame la fronte curva.
Le palpebre chiuse,coppa duplice e sorgenti sigillate.
Questa falce sottile di luna, questo labbro più nero e appena tumido,
dov’è il sorriso della donna complice?
Le patene delle gote, il disegno del mento, cantano l’accordo muto.
Viso di maschera chiuso all’effimero, senza occhi, senza materia.
Testa di bronzo perfetta con la patina del tempo
Che non imbrattano belletti né rossetti, né rughe, né tracce di lacrime
o di baci.
O viso tale come Dio t’ha creato prima della memoria stessa dell’età.
Viso dell’alba del mondo, non ti aprire come una gola tenera per
commuovere la mia carne.
Io ti adoro, o Bellezza, con il mio occhio monocorde!

Léopold Sédar Senghor – E il disco infuocato del sole

Léopold Sédar Senghor

E il disco infuocato del sole

E il disco infuocato del sole declina nel mare vermiglio.
Ai confini della foresta e dell’abisso, mi perdo nel dedalo del sentiero.
L’odore m’insegue forte e altero, a pungere le mie narici
Deliziosamente. Mi insegue e tu mi insegui, mio doppio.
Il sole si immerge nel’angoscia
In una messe di luci, in un’esultanza di colori e di grida irose.
Una piroga sottile come un ago nella ferma intensità del mare,
Uno che rema e il suo doppio.
Sanguinano le rocce di Capo Nase, quando lontano si accende il faro
delle Mamelles.
Al pensiero di te, così mi trafigge la malinconia.
Penso a te quando cammino e quando nuoto,
seduto o in piedi, penso a te mattina e sera,
La notte quando piango e sì, anche quando sono felice
Quando parlo e mi parlo e quando taccio
Nelle mie gioie e nelle mie pene. Quando penso e non penso,
Cara penso a te.

Léopold Sédar Senghor – Assassini

Léopold Sédar Senghor

Assassini

Sono là distesi lungo le strade conquistate, lungo le strade del disastro,
Come snelli pioppi, statue di dèi drappeggiati nei lunghi martelli
d’oro,
I prigionieri senegalesi tenebrosamente coricati sulla Terra di Francia.
Ma invano fu stroncato il riso tuo, il fiore più nero della tua carne,
Tu sei il fiore della bellezza prima, in tutto questo vuoto deserto di fiori,
Sei fiore nero dal sorriso grave, diamante d’un’epoca perduta.
Voi siete il limo e il plasma della primavera virente del mondo
La carne siete della coppia primigenia, il ventre fecondo, il seme
E la foresta irriducibile, vittoriosa di fuoco e folgore.
Il canto vasto del sangue vostro vincerà macchine e cannoni
La vostra parola palpitante, i sofismi e le menzogne
Senz’odio voi che ignorate l’odio, senza astuzia voi che ignorate
l’astuzia.
O martiri neri, razza immortale, lasciate che dica parole che
perdonano.

Léopold Sédar Senghor – Grattacieli di New York

Léopold Sédar Senghor

Grattacieli di New York

A NEW YORK

New York! Mi ha confuso,dapprima, la tua bellezza, queste grandi
ragazze d’oro dalle lunghe gambe.
Così timido,dapprima,di fronte, ai tuoi occhi di metallo blu, il tuo
sorriso di brina.
Così timido. E l’angoscia nel fondo delle vie dei grattacieli
Che leva ai suoi occhi di civetta fra l’eclisse del sole.
Solforosa la tua luce e livide le antenne, le cui punte folgorano il cielo
I grattacieli che sfidano i cicloni sui loro muscoli d’acciaio e la pelle
patinata di pietre.
Ma quindici giorni sui marciapiedi calvi di Manhattan
-E alla fine della terza settimana vi assale la febbre con un balzo di
giaguaro.
Quindici giorni senza pozzo né pascolo, tutti gli uccelli dell’aria
Che cadono morti all’improvviso sotto le alti ceneri delle terrazze.
Non un riso di bimbo in fiore, la sua mano nella mia fresca mano
Non un seno materno, solo gambe di nylon. Gambe e seni senza
sudore né odore.
Non una parola tenera nell’assenza di labbra, solo cuori artificiali
pagati con moneta solida
E non un libro in cui leggere la saggezza. La tavolozza del pittore
fiorisce di cristalli di corallo.
Notti d’insonnia e notti di Manhattan! Così agitate di fuochi fatui,
mentre il claxon urlano ore vuote
E le acque scure trasportano amori igienici, come i fiumi in piena
cadaveri di bambini.
Ecco il tempo dei segni e dei conti
New York! Ecco il tempo della Manna e dell’issopo.
Basta ascoltare le trombe di Dio, il tuo cuore battere al ritmo del
sangue il tuo sangue.
Ho visto in Harlem fremente di rumori di colori solenni e di odori
folgoranti
Questa è l’ora del tè in casa del rappresentante di prodotti farmaceutici
Ho visto prepararsi la festa della Notte alla fuga del giorno.
Proclamo la notte più veritiera del giorno.
Questa è l’ora in cui nelle vie, Dio fa germogliare la vita di prima
della memoria.
Tutti gli elementi anfibi raggianti come soli.
Harlem Harlem! Ecco che ho visto Harlem Harlem! Una brezza verde
di grano sorgere dai selciati solcati dai piedi nudi di danzatori Dan
In groppa onde di sera e seni come punte di lancia, balletti di ninfe e
maschere favolose
Ai piedi dei cavalli di polizia, i manghi dell’amore rotolare dalle case
basse.
E ho visto, lungo i marciapiedi, ruscelli di rum bianco ruscelli di latte
nero nella nebbia azzurra dei sigari.
Ho visto il cielo nevicare alla sera fiori di cotone e ali di serafini e
pennacchi di stregoni.
Ascolta Ne York! Ascolta la tua voce maschia di rame la tua voce vibrante
di oboe, l’angoscia ostruita delle tue lacrime piombare in
grossi grumi di sangue
Ascolta battere in lontananza il tuo cuore notturno, ritmo e sangue del
tam-tam,tam-tam sangue e tam-tam.
New York! Dico New York, lascia affluire il sangue nero nel tuo sangue
Che lubrifichi le tue articolazioni d’acciaio, come olio di vita
Che dia ai tuoi ponti la curva delle groppe e l’elasticità delle liane.
Ecco tornare i tempi antichissimi, l’unità ritrovata la riconciliazione
del leone del toro e dell’albero
L’idea legata all’atto,l’orecchio al cuore, il segno al senso.
Ecco i tuoi fiumi sonori di caimani muschiati e di Lamantini dagli
occhi di miraggio. E nessun bisogno di inventare le sirene.
Ma basta aprire gli occhi all’arcobaleno d’aprile,
E le orecchie, soprattutto le orecchie, a Dio che con un riso di
sassofono creò il cielo e la terra in sei giorni.
E il settimo giorno, dormi del grande sogno negro.

Léopold Sédar Senghor – E muoiono di fame

Léopold Sédar Senghor

E muoiono di fame

Vedevo nel sogno paesi
fino ai quattro angoli dell’orizzonte
sottomessi alla riga,
alla squadra,al compasso;
falciate le foreste,
distrutte le colline,
nei ceppi valli e fiumi.
Per quanto è grande la terra vedevo
paesi
sotto una griglia di ferro tracciata
da mille rotaie.
E poi vedevo i popoli del sud
formicaio in silenzio al lavoro.
E’ santo il lavoro
ma non va più col gesto
ritmato dai tam-tam
e dalle stagioni che tornano.
gente del sud nei cantieri,nei porti,
nelle miniere,
nelle officine,
segregati la sera
nei borghi miserabili.
Accumulano
montagne d’oro rosso,
montagne d’oro nero:
e muoiono di fame!

Léopold Sédar Senghor , Donna nera

Léopold Sédar Senghor ,
Donna nera

Donna nuda, donna nera
Vestita del tuo colore che è vita, della tua forma che è bellezza!!
Sono cresciuto alla tua ombra; la dolcezza delle tue mani mi bendava gli occhi.
Ed ecco che nel cuore dell’Estate e del Meriggio
Ti scopro Terra Promessa, dall’alto di un alto colle calcinato
E la tua bellezza mi folgora in pieno cuore come il lampo di un’aquila.

Donna nuda, donna oscura
Frutto maturo dalla carne piena, estasi cupa di vino nero, bocca che rende la mia bocca lirica,
Savana di puri orizzonti, savana che fremi alle carezze ardenti del Vento dell’Est
Tamtam scolpito, tamtam teso che tuona sotto le dita del Vincitore
La tua voce profonda di contralto è il canto spirituale dell’Amata.

Donna nera, donna oscura
Olio che alcun respiro riesce a increspare, olio calmo sui fianchi dell’atleta, sui fianchi dei principi del Mali
Gazzella dalle giunture celesti, le perle sono stelle sulla notte della tua pelle
Delizie dei giochi della mente i riflessi dell’oro che rosseggia sulla tua pelle che si screzia
All’ombra della tua capigliatura si rasserena la mia angoscia per il sole vicino dei tuoi occhi.
Donna nuda, donna nera
Canto la tua bellezza che passa, forma che fisso nell’Eterno,
Prima che il destino geloso ti riduca in cenere per nutrire le radici della vita.