Jacques Prevert
Sabbie mobili
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
S’è ritirato già il mare in lontananza
E tu
Come alga dolcemente dal vento accarezzata
Nelle sabbie del letto ti agiti sognando
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Il mare s’è ritirato già in lontananza
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde son rimaste
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per farmi annegare.
Alicante
Un’arancia sul tavolo
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto, tu
Dolce dono del presente
Frescura della notte
Calore della mia vita.
Per ridere in società
Ha messo la sua testa il domatore
nella gola del leone
io
ho infilato due dita solamente
nel gargarozzo dell’Alta Società
Ed essa non ha avuto il tempo
di mordermi
Anzi semplicemente
urlando ha vomitato
un po’ della dorata bile
a cui è tanto affezionata
Per riuscire in questo giuoco
utile e divertente
Lavarsi le dita
accuratamente
in una pinta di buon sangue
A ognuno la sua platea.
Sangue e piume
Allodola del ricordo
è tuo il sangue che scorre
è tuo e non il mio
Allodola del ricordo
ho stretto il pugno mio
Allodola del ricordo
gentile uccello finito
non saresti dovuto venire
a beccare nella mia mano
i semi della dimenticanza.
Fiesta
E i bicchieri eran vuoti
e la bottiglia infranta
E il letto spalancato
e l’uscio era sprangato
E tutte le stelle di vetro
della felicità e della bellezza
lucevano nella polvere
della stanza mal spazzata
Ed ero ubriaco morto
ed ero fuoco di gioia
ed eri ebbra vivente
nuda tra le mie braccia.
Per te amore mio
Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato uccelli
Per te
amor mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato fiori
Per te
amor mio
Sono andato al mercato di ferraglia
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amor mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E t’ho cercata
Ma non ti ho trovata
amore mio.
Adesso sono cresciuto
Bambino
ho vissuto piacevolmente
il riso sfrenato tutti i giorni
il riso sfrenato veramente
e poi una tristezza talmente triste
qualche volta tutti e due contemporaneamente
Allora mi credevo disperato
Insomma mi mancava la speranza
non avevo nient’altro che la vita
ero intatto
ero contento
ed ero triste
ma non fingevo mai
Conoscevo il gesto per restare vivo
Scuotere il capo
per dir no
scuotere il capo
per non far entrare le idee delle persone
Scuotere il capo per dir no
e sorridere per dir sì
sì alle cose e agli esseri
agli esseri e alle cose da guardare e carezzare
da amare
da prendere o lasciare
Ero com’ero
senza un pensier mio
E quando mi occorrevano le idee
per compagnia
io le chiamavo
Ed esse venivano
e dicevo sì a quelle ch’eran gradite
le altre le buttavo
Adesso son cresciuto
e le idee anche
ma son sempre delle grandi idee
delle belle idee
delle ideali idee
Ed io rido sempre loro in faccia
Ma esse mi aspettano
per vendicarsi
e divorarmi
un giorno quand’io sarò stanchissimo
Ma all’angolo di un bosco
le aspetto anch’io
e taglierò loro la gola
e spezzerò loro l’appetito.
Lo sforzo umano
Lo sforzo umano
non è quel bel giovane sorridente
ritto sulla sua gamba di gesso
o di pietra
e che mostra grazie ai puerili artifici dello scultore
la stupida illusione
della gioia della danza e del giubilo
evocante con l’altra gamba in aria
la dolcezza del ritorno a casa
No
Lo sforzo umano non porta un fanciullo sulla spalla destra
un altro sulla testa
e un terzo sulla spalla sinistra
con gli attrezzi a tracolla
e la giovane moglie felice aggrappata al suo braccio
Lo sforzo umano porta un cinto erniario
e le cicatrici delle lotte
intraprese dalla classe operaia
contro un mondo assurdo e senza leggi
Lo sforzo umano non possiede una vera casa
esso ha l’odore del proprio lavoro
ed è intaccato ai polmoni
il suo salario è magro
e così i suoi figli
lavora come un negro
e il negro lavora come lui
Lo sforzo umano no ha il savoir-vivre
Lo sforzo umano non ha l’età della ragione
lo sforzo umano ha l’età delle caserme
l’età dei bagni penali e delle prigioni
l’età delle chiese e delle officine
l’età dei cannoni
e lui che ha piantato dappertutto i vigneti
e accordato tutti i violini
si nutre di cattivi sogni
si ubriaca con il cattivo vino della rassegnazione
e come un grande scoiattolo ebbro
vorticosamente gira senza posa
in un universo ostile
polveroso e dal soffitto basso
e forgia senza fermarsi la catena
la terrificante catena in cui tutto s’incatena
la miseria il profitto il lavoro la carneficina
la tristezza la sventura l’insonnia la noia
la terrificante catena d’oro
di carbone di ferro e d’acciaio
di scoria e polvere di ferro
passata intorno al collo
di un mondo abbandonato
la miserabile catena
sulla quale vengono ad aggrapparsi
i ciondoli divini
le reliquie sacre
le croci al merito le croci uncinate
le scimmiette portafortuna
le medaglie dei vecchi servitori
i ninnoli della sfortuna
e il gran pezzo da museo
il gran ritratto equestre
il gran ritratto in piedi
il gran ritratto di faccia di profilo su un sol piede
il gran ritratto dorato
il gran ritratto del grande indovino
il gran ritratto del grande imperatore
il gran ritratto del grande pensatore
del gran camaleonte
del grande moralizzatore
del dignitoso e triste buffone
la testa del grande scocciatore
la testa dell’aggressivo pacificatore
la testa da sbirro del grande liberatore
la testa di Adolf Hitler
la testa del signor Thiers
la testa del dittatore
la testa del fucilatore
di non importa qual paese
di non importa qual colore
la testa odiosa
la testa disgraziata
la faccia da schiaffi
la faccia da massacrare
la faccia della paura.
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
È tuo
È mio
È stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me e per tutti gli altri
Che non conosco
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi tu abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
Corteo
Un vecchio d’oro con un orologio a lutto
Una regina di pena con un uomo d’Inghilterra
E lavoratori della pace con i tutori del mare
Un ussaro della compagnia con un fesso della morte
Un serpente da caffè con un macinino con gli occhiali
Un cacciatore di corda con un danzatore di teste
Un maresciallo di schiuma con una pipa in ritirata
Un neonato in abito nero con un gentleman in fasce
Un compositore da forca con un pendaglio di musica
Un raccattatore di coscienza con un rettore di cicche
Un arrotino di Coligny con un ammiraglio di forbici
Una suora del Bengala con una tigre di San Vincenzo di Paola
Un professore di porcellana con un aggiustatore di filosofia
Un controllore della Tavola Rotonda con cavalieri dell’Azienda del Gas di Parigi
Un’anitra a Sant’Elena con un Napoleone all’arancia
Un custode di Samotracia con una Vittoria di cimitero
Un rimorchiatore di famiglia numerosa con un padre d’alto mare
Un membro della prostata con una ipertrofia dell’Accademia francese
Un robusto cavallo in partibus con un vescovo da circo
Un controllore dalla voce bianca con un piccolo cantore d’autobus
Un chirurgo terribile con un bambino dentista
E il generale delle ostriche con un apritore di Gesuiti.