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L’Ospedale di Careggi

Unisco un mio personale ricordo dei momenti che non ho mai scordato nella vita

““Il 4 o 5 agosto 1944 i tedeschi fecero sfollare e racchiudere dentro l’ospedale di Careggi tutti gli abitanti della zona. Con barroccini portammo materasse o altro e ci adattammo nelle corsie nei padiglioni di Careggi, laddove le cliniche erano vuote.””

““In quell’area avevano trovato rifugio anche dei partigiani che stavano chiusi nella clinica che noi si chiamava “Il Lazzeretto”. Grande fu l’aiuto che il personale, dottori ed infermieri dettero a tutti ricoverando perfino nel reparto tubercolotici dei partigiani, della Brigata Fanciullacci, per coprirli usavano uno stratagemma.””

““I partigiani e gli altri uomini validi mettevano in bocca della polvere d’uovo e tossendo sputavano delle patacche gialle, in questo modo i tedeschi scansavano quel reparto da come ne erano terrorizzati.””

““Per venticinque giorni abbiamo vissuto sotto l’arbitrio e la dominazione tedesca e sotto l’incubo dei cannoneggiamenti di chi non si sa.””

““In questi bombardamenti a casaccio morirono sfollati e malati, morì anche la compagna Primetta Bartolini, staffetta partigiana. Per sostenerci fummo costretti a mangiare granturco in chicchi, tralci di vite, erba dei giardini. Ma quando li trovammo facemmo grande festa agli animali da laboratorio: fra i quali i polli, i conigli e le cavie del reparto sperimentazione dell’ospedale.””

““In particolare ricordo il maiale: a detta di mio padre macellaio era di una grossezza spaventosa, fu ucciso e lo mangiammo in tanti. E in tanti il giorno dopo si affollava locali di decenza e prati vari.””

““Dopo l’insurrezione di Firenze, l’11 di agosto, e l’avvicinamento del fronte le persone che avevano trovato rifugio nell’ospedale cominciarono a scappare per la fogna. La via di fuga era un po’ scomoda: 1500 metri nelle fogne dall’interno dell’Ospedale fino a Piazza Dalmazia.””

““Fu tirata una corda e si cominciò l’esodo. Qualcuno vide e fece la spia, i tedeschi minarono le fogne per impedire la fuga dall’ospedale, ferirono e catturarono due sfollati, li curarono e poi li fucilarono alla presenza dei familiari.””

 ““Il 27 agosto i tedeschi mi presero ma mi fu possibile fuggire: grazie ad una scarica di mortaio che ferì i rastrellatori e il mio amico Mario. Lui, che era di costituzione più robusta della mia, venne ripreso da un tedesco ferito che gli montò a cavalcioni e si fece portare al comando situato in una delle ville signorili sopra Careggi. Mario tornò a casa nel luglio 1945.””

““Poi la mattina del 31 agosto arrivarono i partigiani della 3° Rosselli. Liberarono e rastrellarono il complesso ospedaliero tra lacrime di gioia, saluti, urla: come erano belli!””

““Oddio, il primo che vidi non era certo un bel “Ribelle della Montagna”, piccolo e secco, scuro al di fuori dei canoni dell’immaginazione popolare. Seppi dopo che era un calabrese che aveva fatto tutta la trafila in montagna dall’8 settembre in poi e che aveva posato l’occhio su una bella “Luger” che avevo alla cintola dei pantaloni.””

““Arrivarono anche dei compagni conosciuti e mi senti meglio, il calabrese mi guardò con l’occhio meno cupido e tutto fu risolto.””

““La vita riprese e si ritornò nelle case, si facevano grandi progetti.””

““Intanto i tedeschi avevano fatto saltare delle abitazioni, in particolare il casamento in angolo tra Via delle Panche e Via Michelazzi, e nascosto sotto le macerie delle mine. Erano dappertutto: nei campi, dietro le porte, sotto i letti, sugli alberi. Le “mine” divennero il terrore delle genti.””

““Tante furono individuate e segnalate secondo le istruzioni ricevute dal Gen. Alexander, segnalate con un cartello “MINEN” e ci prendemmo le prime critiche per la strana dizione italiana.””

““Il 1° settembre di sera ci fu uno scontro con una pattuglia di guastatori tedeschi, uno fu preso prigioniero. Ma non fu possibile consegnarlo agli alleati perché fece un tentativo di fuga.(dissero quelli che furono lasciati a guardia””)

““Fu stabilito di organizzare per il 3 settembre una festa per i partigiani e ci demmo da fare. Con Nino andammo a caccia di bevande. In una casa vinicola trovammo una vasca di marsala, ma trovammo anche una diecina di soldati inglesi che bevevano usando il tipico elmetto a scodella, dopo un poco erano sufficientemente ubriachi per farsi portar via un revolver a tamburo che avrebbe fatto invidia ad un cowboy, e una piccola damigiana di marsala.””

““Ritornammo verso la casa del popolo, si doveva passare sulle macerie, all’andata un anziano era scivolato, la mina non era scoppiata e gli “esperti” che ci sono sempre in ogni momento dissero che erano finte. Ma Nino mi disse “dammi la damigiana la porto io, tu vai avanti”. io ubbidii. Avevo appena passato le macerie quando fui investito da uno spostamento d’aria e sassi che mi scaraventò a 5 metri più in là.””

““Mi alzai stordito e dolorante, mi girai e Nino non c’era più; era stato squartato e buttato a venti-venticinque metri sulle macerie, il busto senza gambe, la testa mezza staccata: come un automa cominciai a raccogliere i pezzi, piangevo e tremavo, la gente guardava come sbigottita.””

““Poi vennero i Fratelli della Misericordia di Rifredi e mi portarono via, mi dissero dopo che avevo raccolto quasi tutto quanto era possibile.””

““La madre di Nino non resse al dolore del secondo figlio morto in guerra e morì poco dopo.””

““A Primetta Bartolini venne dedicata una cellula femminile della Sezione delle Panche del PCI, a Vinicio Bagalini (Nino) una cellula maschile

 

 

L’autore è testimone diretto di quell’esperienza e della vita della zona di Firenze vicina all’Ospedale di Careggi di quegli anni.

Tratto da   http://resistenzatoscana.it/

 

 

Pietro Gori – Inno del 1 Maggio

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Pietro Gori

Inno del 1 Maggio

Vieni o Maggio t’aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l’arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all’eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l’ozio e de l’or

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all’aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!
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Buona Pasqua

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Mario Masini – La mosca

Mario Masini

LA MOSCA
bzzz, bzzz, bzzzz

sei importuna mosca!
bzzzz, bzzzz, bzzzz
finalmente ti posi!
ma cosa fai?
giri e rigiri
su te stessa
sopra quel foglio bianco.
Sei ferma adesso
e ti freghi le zampe
contenta.
Forse hai trovato
ciò che cercavi.
bzzz, bzzzzzzzzz.
Anch’io con te.

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Francesco Tedaldi – A Pisa giunsi

Francesco Tedaldi

 

A Pisa giunsi come avrai inteso
sano e salvo, la grazia di Dio,
e ti vo’ dir, carissimo Anton mio,
che vita tengo e come son fornito.
Marino assai del fritto e del bolito
già mai non manca dove mi truov’io;
tinche e lucci troppo non li spio,
ch’a voi li lasso per far in mortito.
E tutti questi nobili mercanti
per farmi festa ciascun mi convita
e par che d’onorarmi ognun si vanti.
Lamprede e cheppie cotte a la pulita,
muggin, pagelli, orate mangio tante
che stuccheresti a fiutarmi le dita.
E per far miglior vita,
e’ non s’accosti a me Melanconia;
razzese beo a pasto e malvagia.

W,H Auden – Blues del profugo

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W,H Auden

Blues del profugo

Diciamo che questa città ha dieci milioni d’anime,

alcune abitano in ville, altre in tuguri:

eppure non c’è posto per noi, mia cara, non c’è posto per noi.

Una volta avevamo una terra, la credevamo bella,

cerca nell’atlante e la troverai:

non possiamo andarci adesso, mia cara, non possiamo

andarci adesso.

Nel cimitero del paese cresce un vecchio tasso,

ogni primavera fiorisce tutto:

fiorire non sanno i vecchi passaporti, mia cara, fiorire

non sanno i vecchi passaporti.

Il console ha battuto il pugno sul tavolo e ha detto:

“Se non avete un passaporto siete ufficialmente morti “:

ma noi siamo ancora vivi, mia cara, siamo ancora vivi.

Mi sono rivolto a un patronato; mi hanno fatto sedere;

mi hanno gentilmente chiesto di tornare l’anno prossimo:

ma oggi dove andremo, mia cara, oggi dove andremo?

Sono andato a una riunione; l’oratore s’è alzato e ha detto:

“Se li facciamo entrare, ci fregano il pane quotidiano”;

parlava di te e me, mia cara, parlava di te e me.

Mi è parso di sentire il rombo del tuono nel cielo;

era Hitler sull’Europa che diceva: “Devono morire”;

oh, pensava a noi, mia cara, oh sì, pensava a noi.

Ho visto un cagnolino in una giacca chiusa da uno spillo,

ho visto una porta aperta e un gatto entrare:

ma non erano ebrei tedeschi, mia cara, non erano ebrei tedeschi.

Ho passeggiato per il porto e mi sono fermato sul molo,

ho visto i pesci nuotare come se fossero liberi:

a soli tre metri da me, mia cara, a soli tre metri.

Ho attraversato un bosco, ho visto gli uccelli sugli alberi;

non conoscevano politicanti e cantavano a piacere:

non erano gli uomini, mia cara, non erano gli uomini.

Ho sognato un palazzo di mille piani,

con mille finestre e mille porte;

non una era nostra, mia cara, non una era nostra.

Stavo su una grande pianura sotto la neve;

diecimila soldati marciavano avanti e indietro:

cercavano te e me, mia cara, cercavano te e me

Neri Tanfucio – Meccanica Universale

 

Neri Tanfucio
Meccanica universale.
– La vita è il moto. Le infinite cose
Che nello spazio, stupefatto, scerno,
Dal sole, alle più incerte nebulose,
Muovonsi tutte in lento giro eterno.
Gira la Terra, e, come Dio lo impose,
Giriam con lei sull’ immutabil perno;
Così i geli succedonsi alle rose,
La bionda Estate al desolato Inverno.
Osservo sempre, e, più che penso e scruto,
Vedo che insiem cogli astri e le stagioni,
Tutto gira nè sta fisso un minuto…. –
– Bravo, perdio! stupende osservazioni….
Tant’è vero che appena t’ho veduto
M’ è entrato ‘l giramento di c……. –
Firenze, 1875

Czestaw Mitosz – Il giorno della fine del mondo

Czestaw Mitosz

Il giorno della fine del mondo

Il giorno della fine del mondo
L’ape gira sul fiore del nasturzio,
Il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.

Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello,
L’ubriaco si addormenta sul ciglio dell’aiuola,
I fruttivendoli gridano in strada
E la barca dalla vela gialla si accosta all’isola,
Il suono del violino si prolunga nell’aria
E disserra la notte stellata.

E chi si aspettava folgori e lampi,
Rimane deluso.
E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli,
Non crede che già stia avvenendo.
Finché il sole e la luna sono su in alto,
Finché il calabrone visita la rosa,
Finché nascono rosei bambini,
Nessuno crede che già stia avvenendo.

Solo un vecchietto canuto, che sarebbe un profeta,
Ma profeta non è, perché ha altro da fare,
Dice legando i pomodori:
Non ci sarà altra fine del mondo,
Non ci sarà altra fine del mondo.

Gianni Rodari – Viene la Befana

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Gianni Rodari

Viene viene la Befana

Da una terra assai lontana,

così lontana che non c’è…

la Befana, sai chi è?

La Befana viene viene,

se stai zitto la senti bene:

se stai zitto ti addormenti,

la Befana più non senti.

La Befana, poveretta,

si confonde per la fretta:

invece del treno che avevo ordinato

un po’ di carbone mi ha lasciato.

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Felice anno

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