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Costantinos Kavafis – Efebo di Maratona Aspettando I Barbari

Costantinos Kavafis
Efebo di Maratona
Aspettando I Barbari
.

Che aspettiamo, raccolti nella piazza?

Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?

E perché i senatori siedono e non fan leggi?

Oggi arrivano i barbari

Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.

Perché l’imperatore s’è levato

così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?

Oggi arrivano i barbari.

L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.

Perché i nostri due consoli e i pretori

sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?

Oggi arrivano i barbari,

e questa roba fa impressione ai barbari.

Perché i valenti oratori non vengono

a snocciolare i loro discorsi, come sempre?

Oggi arrivano i barbari:

sdegnano la retorica e le arringhe.

Perché d’un tratto questo smarrimento

ansioso? (I volti come si son fatti seri)
Perché rapidamente e strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.

Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.

E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?

Era una soluzione, quella gente.
(1908)

Costantinos Kavafis – Itaca

Costantinos Kavafis
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

*
Devi augurarti che la strada sia lunga.

Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti

*
Sempre devi avere in mente Itaca –

raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?

*
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

(1911)

Costantinos Kavafis – Il tavolo vicino

Costantinos Kavafis
Il tavolo vicino
Avrà ventidue anni appena.

Ma – altrettanti anni fa – son certo
d’averlo goduto quello stesso corpo.

Non è affatto eccitamento d’amore.

Ero entrato da poco nel Casino;
per bere molto non avevo tempo.
Lo stesso corpo io l’ho goduto.

E anche se non rammento dove – un’amnesia che conta?

Ecco, ora che siede al tavolo vicino
riconosco ogni gesto – e sotto i suoi vestiti
rivedo nude quelle membra amate.

Salah’Abd Al-Sabur – La tragedia di al-Hallaj

 

Salah’Abd Al-Sabur
La tragedia di al-Hallaj

 

Sono povero
da nobile stirpe non discendo
né al cielo sale la mia genealogia
né la fortuna mi aprì un’eccelsa via.
Tra mille sono nato in mille giorni di questa vita,
perché una notte
un povero — alla miseria di una donna stretto
ha spento l’amarezza di giorni tristi.
Sono cresciuto al sole come il pane
bevendo acqua di pioggia
come tanti tristi giovani che per vie desolate vedi
e ti chiedi come possano crescere forti
in tanta scarna vita.
Vagai per le vie dell’esistenza e nei sentieri oscuri entrai.
Ero all’ombra della mano nel meriggio del deserto
accesi gli occhi, come torcia mi guidavano nell’oscurità
tra i libri ho incendiato la mente, la lampada e i raggi del sole
come un cane dietro la preda per anni ho cercato la scienza
l’ho inseguita, rincorsa e presa ed è stata mia fonte
ma il mio cuore non gioiva del sapere
che ansia e dubbio alimentava
ho pianto e tremato
solo e inutile
ero come una goccia di rugiada
come granello di sabbia
fallito e miserabile, terrorizzato, scosso
dalla scienza non potevo accedere alla conoscenza.
Poni che io conosca le mappe dell’esistenza,
città e villaggi
valli e colline
la storia, i re, i padri
e le tracce dei regni presenti
come possono insegnarmi il segreto dell’esistenza, lo scopo,
l’inizio e la fine
affinché io mi liberi dalla paura
paura di morire, di vivere, dell’ignoto.

Kostantinos Kavafis – Aspettando i barbari

Kostantinos Kavafis

Aspettando i barbari

Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
*
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
*
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.
*
Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
*
Oggi arrivano i barbari.
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
egli ha scritto molti titoli ed epiteti.
*
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?
*
Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.
*
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
*
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
*
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti serii)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
*
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
*
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.

Ahmad Abdul Muti’hijazi – La diceria

Ahmad Abdul Muti’hijazi
Egitto

La diceria
Quando durante la notte si è intrufolato chi mi ha informato
che mi stanno aspettando,
e che si erano visti attorno a casa mia,
sono caduto prigioniero.
Ora eccomi fuggiasco e perseguitato.
Erro senza volto,
mi sbatto tra le carrozze, i negozi,
gl’incroci delle strade, le vie,
i fili del telefono, le luci del neon e gli specchi degli ascensori.
Cerco di prepararmi,
preparo la mia difesa
rinvio la disgrazia per un’ora.
Fisso tutto quello che vedo,
come se trasmettessi le mie scuse
come se trasferissi la città dalla pupilla alla prigione,
ma senza risultato, perché io sono fuggiasco,
ma la città fugge da me.
Sento che ho perso la maschera,
i tratti del mio volto,
e sento un po’ di vertigine.
E devo avere un po’ di coraggio!
dico a loro:
— non vi rispondo, perché non siete i miei giudici!
Dico a loro:
— può essere vero, e può non esserlo.
L’ho fatto commesso con le mie mani… oppure è solo un sospetto!
Dico a loro:
— invero sono colpevole! Uccidetemi!
La notte del terrore è passata lentamente,
un’ora dopo un’altra,
e chi mi aveva informato è tornato per dirmi
che quando aveva sentito… era una diceria!

Costandinos Kafavis – Mura

Costantinos Kavavis

Mura

Senza riguardo, senza pudore né pietà,
m’han fabbricato intorno erte, solide mura.

E ora mi dispero, inerte, qua.
Altro non penso: tutto mi rode questa dura sorte.

Avevo da fare tante cose là fuori.
Ma quando fabbricavano fui così assente!

Non ho sentito mai né voci né rumori.
M’hanno escluso dal mondo inavvertitamente.

Kostandino Kafavis – In un demo dell’Asia minore

Costantinos Kavafis

In un demo dell’Asia Minore

Le notizie sull’esito della battaglia navale ad Azio

erano certo inaspettate.

Non per questo si dovrà stendere un nuovo atto.

Basta mutare il nome. Là, verso la fine

dov’è detto, «Liberàti i Romani

dal nefasto Ottavio,

parodia del Cesare»,

si leggerà adesso «Liberàti i Romani

dal nefasto Antonio»

il resto va via liscio.

« AI molto glorioso vincitore

eccellente in ogni impresa militare

magnifico pel suo genio politico,

al cui successo fervidamente il demo tutto

formulava voti, al trionfo di Antonio» qui,

come abbiamo detto, il mutamento: «del Cesare

reputato il dono piú bello di Giove –

al potentissimo protettore degli Elleni

alla vestale del costume ellenico

al diletto tra tutti in terra ellenica

come a colui che è piú degno di ogni lode piú alta

e di un cantare diffuso delle sue gesta

in lingua greca vuoi in prosa che in versi

in lingua greca messaggera di fama»

eccetera eccetera. Non fa una grinza.

Kostandinos Kavafis – Termopoli

Konstandinos Kavafis

TERMOPILI
Onore a quanti nella loro vita
fissarono Termopili e le presidiano.
Sempre a piè fermo per il dovere;
giusti e diritti in ogni loro atto,
ma con una tristezza anche ed una compassione:
generosi qualora siano ricchi, e, quando
sono poveri, ancora generosi del loro poco,
ancora pronti a soccorrere come gli riesce;
dicendo sempre la verità
senza odio neppure per i mentitori.
E ancora lor tocca più grande onore
quando prevedono (e molti sanno prevedere)
che alla fine apparirà Efialte,
e i Medi (1) alla fine passeranno.

(1) In realtà, i Persiani. Kavafis scelse i Medi per evitare una cacofonia.