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Fabrizio De André, – Smisurata preghiera

Fabrizio De André,
Smisurata preghiera

Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al di sopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità
*
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
*
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
l’orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un’anestesia
come un’abitudine
*
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità
*
per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità
*
ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
*
come una svista
come un’anomalia
come una distrazione
come un dovere

Adri Andre – Come un sasso…

 

Adri Andre

Come un sasso…

Come un sasso tirato in alto,
piccola patria mia,
da te torna sempre tuo figlio.
*
Visita terre lontane, si abbaglia,
si deprime e cade nella polvere,
da cui è stato preso.
*
Desidera andar via, ma non può,
pieno di desideri che si calmano
per poi risvegliarsi di nuovo.
*
Sono sempre tuo nella mia rabbia,
nell’infedeltà, nell’amorevole pensiero,
sempre magiaro.
*
Come un sasso tirato in alto,
voglio o non voglio,
mio piccolo paese, a te somiglio.
*
Nonostante ogni desiderio,
se mi tirassi cento volte,
cento volte da te tornerei.

Fabrizio De André – Girotondo

Fabrizio De André
Girotondo
F. De André
(1968)
Se verrà la guerra, Marcondiro’ndero
se verrà la guerra, Marcondiro’ndà

 *

sul mare e sulla terra, Marcondiro’ndera
sul mare e sulla terra chi ci salverà?

 *

Ci salverà il soldato che non la vorrà
ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà.

 *

La guerra è già scoppiata, Marcondiro’ndero
la guerra è già scoppiata, chi ci aiuterà.

 *

Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro’ndera
ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà.

 *

Buon Dio è già scappato, dove non si sa
buon Dio se n’è andato, chissà quando ritornerà.

 *

L’aeroplano vola, Marcondiro’ndera
l’aeroplano vola, Marcondiro’ndà.

 *

Se getterà la bomba, Marcondiro’ndero
se getterà la bomba chi ci salverà?

 *

Ci salva l’aviatore che non lo farà
ci salva l’aviatore che la bomba non getterà.

 *

La bomba è già caduta, Marcondiro’ndero
la bomba è già caduta, chi la prenderà?

 *

La prenderanno tutti, Marcondiro’ndera
sian belli o siano brutti, Marcondiro’ndà

 *

Siam grandi o siam piccini li distruggerà
sian furbi o siano cretini li fulminerà.

 *

Ci sono troppe buche, Marcondiro’ndera
ci sono troppe buche, chi le riempirà?

 *

Non potremo più giocare al Marcondiro’ndera
non potremo più giocare al Marcondiro’ndà.

 *

E voi a divertirvi andate un po’ più in là
andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà.

*

 La guerra è dappertutto, Marcondiro’ndera

 la terra è tutta un lutto, chi la consolerà?

 *

Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori

 i boschi e le stagioni con i mille colori.

 *

Di gente, bestie e fiori no, non ce n’è più

 viventi siam rimasti noi e nulla più.

 *

 La terra è tutta nostra, Marcondiro’ndera

 ne faremo una gran giostra, Marcondiro’ndà.

 *

Abbiam tutta la terra Marcondiro’ndera

 giocheremo a far la guerra, Marcondiro’ndà…

Dall’album: Tutti morimmo a stento (1968)

Fabrizio De Andrè – Fiume Sand Creek

Fabrizio De Andrè
Fiume Sand Creek –

"Si son presi il nostro cuore
sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola
dormivamo senza paura
fu un generale di vent’anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent’anni
figlio d’un temporale

C’è un dollaro d’argento
sul fondo del Sand Creek.

I nostri guerrieri troppo lontani
sulla pista del bisonte
e quella musica distante
diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno
mio nonno disse sì

A volte i pesci cantano
sul fondo del Sand Creek

Sognai talmente forte
che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio
nell’altro il paradiso
le lacrime più piccole
le lacrime più grosse
quando l’albero della neve
fiorì di stelle rosse

Ora i bambini dormono
nel letto del Sand Creek

Quando il sole alzò la testa
tra’ le spalle della notte
c’erano solo cani e fumo
e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare

La terza freccia cercala

sul fondo del Sand Creek

Si son presi il nostro cuore
sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola
dormivamo senza paura
fu un generale di vent’anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent’anni
figlio d’un temporale

Ora i bambini dormono
sul fondo del Sand Creek"

Fabrizio De Andrè – Il testamento di tito

Fabrizio De Andrè
Il testamento di tito
Non avrai altro Dio all’infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall’est
dicevan che in fondo era uguale.

 

Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:

 

ma forse era stanco, forse troppo occupato,
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.

 

Onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:

 

quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

 

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che riguargitan salmi
di schiavi e dei loro padroni

 

senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

 

Il quinto dice non devi rubare
e forse io l’ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato:

 

ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

 

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l’ami
così sarai uomo di fede:

 

Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l’amore:
ma non ho creato dolore.

 

Il settimo dice non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:

 

guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.

 

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:

 

ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

 

Non desiderare la roba degli altri
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:

 

nei letti degli altri già caldi d’amore
non ho provato dolore.
L’invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

 

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:

 

io nel vedere quest’uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l’amore