Davide Maria Turoldo
O giorni miei…
Solo a sera m’è dato
assistere alla deposizione
della luce, quando
la vita, ormai
senza rimedio, è perduta.
Mio convoglio funebre
di ogni notte: emigrazione
di sensi, accorgimenti
delle ore tradite, intanto
che lo spirito è rapito
sotto l’acutissimo arco
dell’esistenza: l’accompagna
una musica di indicibile
silenzio.
Invece dovere
ogni mattina risorgere
sognare sempre
impossibili itinerari.
Giuseppe Ungaretti
Folli i miei passi
Le usate strade
– Folli i miei passi come d’un automa ‑
Che una volta d’incanto si muovevano
Con la mia corsa,
Ora piú svolgersi non sanno in grazie Piene di tempo
Svelando, a ogni mio umore rimutate,
I segni vani che le fanno vive
Se ci misurano.
*
E quando squillano al tramonto i vetri,
– Ma le case piú non ne hanno allegria ‑
Per abitudine se alfine sosto
Disilluso cercando almeno quiete,
Nelle penombre caute
Delle stanze raccolte
Quantunque ne sia tenera la voce
Non uno dei presenti sparsi oggetti,
Invecchiato con me,
O a residui d’immagini legato
Di una qualche vicenda che mi occorse,
Può inatteso tornare a circondarmi
Sciogliendomi dal cuore le parole.
*
Appresero cosí le braccia offerte
– I carnali occhi
Disfatti da dissimulate lacrime,
L’orecchio assurdo, ‑
Quell’umile speranza
Che travolgeva il teso Michelangelo
A murare ogni spazio in un baleno
Non concedendo all’anima
Nemmeno la risorsa di spezzarsi.